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Pellegrino '60

LECCE GENTILE

di Francesco Rolli – Università del Salento

Quando scrive di Lecce, dopo le prime considerazioni iniziali che presentano il capoluogo salentino come una città gentile e di affabile parlata, Cesare Brandi allarga il discorso alla pittura, scrivendo che in una città come Lecce si dovrebbero trovare pittori migliori di quelli che ci sono stati. Appena degni di nota, a suo giudizio, sono gli affresconi che afferma essere buoni solo per l’iconografia. Sarà forse per questo che, portando con sé le considerazioni di Lecce anche a Gallipoli, rimarrà sorpreso di trovare un Pordenone nella chiesa di S. Francesco.

Brandi definisce ‘plateresca’ l’architettura leccese, poiché è carica di elementi decorativi che gli paiono reminescenze di epoche passate. L’architettura leccese, come quella del Salento in generale, è popolata da figure antropomorfe ed animali quasi un retaggio del bestiario medievale, un esempio fra tanti ne è la basilica di Santa Croce.

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Basilica di Santa Croce a Lecce. A sinistra in una foto di Angelo Ambrosini nella prima edizione di Pellegrino di Puglia (1960). A destra la basilica oggi (Foto Langellotti, 2020).

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Le cornici e il rosone di Santa Croce. A sinistra in una foto di Angelo Ambrosini nella prima edizione di Pellegrino di Puglia (1960). A destra nello stato attuale (Foto Langellotti, 2020).

Ciò che Brandi apprezza veramente di Lecce è la proporzione che c’è fra strade e palazzi nelle vie della città vecchia; nota con sorpresa come le mensole dei balconi abbiano un’importanza fondamentale nell’architettura leccese. La forma stretta delle strade offre alle mensole dei balconi un punto di vista privilegiato, cosicché le strade hanno la stessa cura di una stanza di un palazzo.

Durante il soggiorno leccese visita il museo Castromediano che all’epoca era un museino, per usare l’espressione brandiana. Allora la raccolta effettivamente occupava solo alcune sale del convento dei Celestini; si dovranno aspettare gli anni settanta per la realizzazione dell’attuale sede del museo ad opera dell’architetto Franco Minissi nello stabile che era stato sede del collegio Argento.

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Una strada di Lecce. A sinistra in una foto di Angelo Ambrosini nella prima edizione di Pellegrino di Puglia (1960). A destra nello stato attuale (Foto Langellotti, 2020).

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Mensole di balconi a Lecce.

Nelle righe dedicate a Lecce sono citati Zimbalo, Riccardi e Cino, architetti che all’epoca erano ancora quasi del tutto sconosciuti; i tempi della Lecce città del barocco erano acerbi. Il merito di portare alla luce della ribalta questi nomi e il barocco, non solo di Lecce ma dell’intero Salento, lo hanno Maurizio Calvesi e Mauro Manieri Elia. Il primo scrive nel 1959 un volumetto sul barocco salentino, Influenze napoletane e siciliane sull’architettura barocca nel Salento. Vi faranno seguito testi fondamentali quali Personalitàe strutture caratterizzanti. Il “Barocco Leccese” edito nel 1966 dallo stesso Calvesi insieme a Manieri Elia e, nel 1971, Architettura barocca a Lecce e in terra di Puglia scritto ancora a quattro mani dalla coppia Calvesi e Manieri. Questi studi sono stati il punto di partenza per molte altre pubblicazioni che hanno approfondito la conoscenza del Barocco Leccese, contribuendo a incrementare l’interesse verso l’architettura di questo periodo.

Il percorso che ha portato Lecce ad essere la Città del Barocco è stato molto lungo e continua tuttora. Rispetto a vent’anni fa, quando era solo una grande città di provincia, ora ha un profilo cosmopolita, proiettato verso il futuro. Lo dimostrano diverse iniziative e i tanti progetti per la riqualificazione degli spazi urbani per rendere la città più bella e vivibile.

Dal punto di vista turistico Lecce offre molte possibilità culturali, ci sono diverse istituzioni museali, realizzate anche da privati cittadini come il Museo Faggiano. Riguardo i percorsi turistici c’è ancora molto da fare, oltre ai monumenti più famosi, esistono altre bellezze nascoste che dovrebbero essere valorizzate maggiormente. Inoltre andrebbero pensati percorsi ed iniziative che puntino alla valorizzazione della Lecce rinascimentale, ancora poco conosciuta.

Nel centro storico, diverse attività commerciali offrono prodotti tipici dell’artigianato locale, manufatti in pietra leccese e in cartapesta che sono i simboli principali della città, insieme a prodotti della cucina tradizionale.

Come altre città d’arte, Lecce ha molto sofferto delle limitazioni causate dal Covid-19. Anche qui la presenza turistica è stata in maggioranza di nazionalità italiana. La buona ricettività estiva ha in qualche maniera compensato il brusco accorciamento della stagione che si è verificato all’inizio dell’autunno, quando l’aumento dei casi in nazioni come la Francia e l’Inghilterra – e il conseguente inasprimento delle regole per contenere la diffusione del virus – ha determinato il venir meno della percentuale di turisti stranieri che visitano la città nel periodo autunnale.