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Pellegrino '60

CASTEL DEL MONTE

di Valentina Langellotti – Università del Salento

Castel del Monte è un edificio costruito tra il 1240 e il 1250 per volere dell’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II. Esso è situato su una collina delle Murge occidentali. Quando si è in procinto di arrivare a Castel del Monte, si scorgono, oltre la vegetazione, solo le torri e una piccola struttura, ma è al suo cospetto che si rimane colpiti dalla maestosità di questo edificio che si innalza prepotentemente sulla piccola altura “a cui è difficile resistere”[1].

Quando si arriva al Castello, per prima cosa si resta meravigliati dal panorama che si può ammirare girando intorno ad esso: da un lato la campagna interna, dall’altro il mare adriatico con le sue città costiere. L’edificio era stato fortemente voluto da Federico II per soggiornarvi e cacciare con il falco – a lui infatti è attribuito un manoscritto sulla caccia con il falco e sulla classificazione dei volatili – ma in questo castello Federico passò pochissimo tempo essendo che, poco dopo il suo completamento l’imperatore morì.

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A sinistra, Castel del Monte in una foto di Angelo Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960), a destra confronto con una foto attuale di Valentina Langellotti (2020).

I vari interventi di restauro e di manutenzione hanno fatto in modo che il castello presenti una superficie quasi perfettamente levigata, al contrario di quanto scrive Cesare Brandi, che durante la sua visita lo trova trasandato e mal tenuto. L’interno, invece, è ben conservato ma è come se al castello mancasse qualcosa, infatti arredi e decorazioni che un tempo avrebbero dovuto far parte del castello ora non sono più al suo interno.

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A sinistra, il portale in una foto di Angelo Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960), a destra lo stato attuale nella foto di Valentina Langellotti (2020).

In questo periodo post-lockdown per poter entrare a visitare il castello è stato necessario prenotarsi on-line, cosi da scegliere giorno e ora e da presentarsi all’entrata del castello evitando sovraffollamenti; è stato inoltre necessario dare il proprio nominativo per poter poi fare una seconda fila per confermare la prenotazione. Questa fase è stata forse troppo lunga e ripetitiva ma di questi tempi, con entrate contingentate e controllate, attuare questi accorgimenti è risultato necessario. Il castello è perfettamente simmetrico “d’una regolarità geometrica che fa pensare più ai cristalli di neve che all’opera dell’uomo”.[2] Ha una pianta ottagonale e ad ogni spigolo si innesta una torre anch’essa a forma ottagonale. Il castello è composto da due piani, rialzati rispetto al piazzale antistante e le stanze che lo compongono sono trapezoidali e sono divise da muri che congiungono gli spigoli dell’ottagono interno a quello esterno.

Foto di Enzo Crea (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1977)

Quando si entra nel cortile del castello ci si sente come avvolti completamente da esso.  Quando si gira all’interno del primo piano –  così come nel secondo – ci si rende conto che manca qualcosa, come un contesto storico che viene esplicitato solo da qualche pannello posizionato nelle prime stanze che si visitano; ma credo che non basti come presentazione del castello per quanti scelgono di visitarlo senza la guida – anche perché, non essendo posizionati in tutto il castello, quando si arriva alle torri per salire al secondo piano una persona ha modo di orientarsi o di comprendere la funzione del luogo in cui si trova. Un particolare interessante è che ogni torre ha un nome e un significato diverso che non viene nemmeno segnalato – come purtroppo capita anche con la non segnalazione di alcuni ambienti importanti come le latrine, di cui solo una era visibile.

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A sinistra, Castel del Monte in una foto di Angelo Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960), a destra foto attuale di Valentina Langellotti (2020).

Inoltre, il gabinetto che si diceva essere dedicato alle donne, oggi risulta essere chiuso al pubblico; mentre all’epoca della visita di Brandi, durante la quale vennero scattate le foto, era visitabile e ne era stato immortalato il soffitto.

Il capitello antropomorfo, che con dispiacere non ho potuto riprodurre nella stessa inquadratura di Angelo Ambrosini, si trova nella torre del Falconiere; questa era una delle due torri percorribili per salire e scendere dal secondo piano.

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A sinistra, il capitello antropomorfo in una foto di Angelo Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960), a destra stato attuale in foto di Valentina Langellotti (2020).

Per quanto riguarda, invece, riprodurre il soffitto di una delle sedici sale – perfettamente percorribili e anche abbastanza grandi da ospitare un gruppo di persone, mantenendo le distanze di sicurezza – non è stato difficile perché, in ogni sala, le chiavi di volta delle crociere sono diverse fra loro, decorate da elementi antropomorfi, zoomorfi e fitomorfi; quindi, è risultato semplice trovare la sala giusta.

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A sinistra, opus reticulatum in una foto di Angelo Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960), a destra stato attuale in una foto di Valentina Langellotti (2020).

Una volta completata la visita del piano superiore, si percorre una delle tua torri aperte e si può ammirare la copertura a volta ad ombrello sorretta da sei telamoni.

Questo corposo apparato decorativo e l’uso di marmi preziosi in tutto il castello fa pensare che esso non abbia avuto solo una funzione difensiva, come il termine castrum determina, ma che fosse stato inteso come una struttura residenziale e di rappresentanza di Federico II.


[1] Cesare Brandi, Pellegrino di Puglia edizione 60’, pag. 56

[2] Idem