di Federica Lacaita – Università del Salento
Percorrendo a ritroso la strada di Brandi, da Altamura ci si dirige verso Gravina. Nelle parole dell’autore, Gravina è un paese cui non mancano alcuni elementi essenziali: ha un semaforo, la torre dell’orologio, un albergo e una trattoria bolognese[1]. Oggi, invece, Gravina è un comune di circa 49.000 abitanti e il semaforo non è più il solo punto di riferimento che i visitatori possono adottare per orientarsi. Il sistema dell’informazione turistica, con annessi servizi ed itinerari offerti, è infatti affidato alla gestione di IATGravina con la collaborazione di una rete di istituzioni pubbliche e private, e offre al visitatore un servizio completo, intuitivo ed affidabile, interamente consultabile sul web.
Ancora una volta comunque, ciò che spinge Brandi ad approdare a Gravina è la ricerca delle ‘cripte basiliane’. In questa «caccia al tesoro»[2] si lascia guidare dai locali, di cui tratteggia ritratti vividi, quasi in punta di pennello: quando una donna che gli mostra con orgoglio tronfio la mano mummificata di uno dei poveri martiri, quando bambini dai grandi occhi scuri, e mai gli stessi per ognuna delle mete.
A sinistra la grotta di accesso a San Michele dei Grotti in una foto di Enzo Crea per l’edizione del 1977 di Pellegrino di Puglia; mentre a destra la grotta oggi (Foto Lacaita, 2020).
Nel primo caso si tratta della visita a San Michele dei Grotti[3], una cripta a cinque navate interamente scavate nella roccia sita nel rione Fondovito, sul lato sinistro del burrone; degli affreschi Brandi riesce a vedere solo le tre teste di una Deesis (in realtà Cristo affiancato da San Paolo e un angelo- Michele?), cui si aggiunge la macabra visita all’ossario attiguo la Chiesa.
Ancora oggi l’ossario è parte del complesso, profondamente legato alla leggenda che lo accompagna: secondo la tradizione nel 999 si consumò un eccidio ad opera dei saraceni nei confronti dei cittadini di Gravina, che qui si erano rifugiati in cerca di riparo. A quest’epoca dovrebbe risalire la trasformazione del sito in un area sepolcrale: la grotta è infatti affiancata anche da altri ambienti, antistanti l’ingresso, utilizzati come cimitero. Un ulteriore ambiente superiore, scavato nella roccia anch’esso, è utilizzato pure come ossario «E qui non c’era neppure la rete da polli a evitare il contatto diretto con le ossa»[4]: è la Chiesa di San Marco su cui si innesta, al terzo e ultimo livello, la Chiesa di San Demetrio. Davanti ai siti si estende l’habitat rupestre della gravina.

La ricerca di Brandi prosegue nella volontà di trovare altre cripte, in un itinerario che richiede più giorni di visita. Riesce infine, guidato da Michele (un bambino dai grandi occhi scuri) a raggiungere la Cripta di San Vito Vecchio, situata in un giardino – ancora oggi di proprietà privata – in contrada della Fornaci. Scoperta casualmente negli anni Trenta del Novecento, la cripta attirò da subito l’attenzione degli studiosi e della comunità gravinese. La storia è nota, ma converrà riportarla nelle parole dell’autore.
«E per entrare nella cripta invece di scendere convenne salire: il caso era degno di nota. Ma salire non fu facile, perché proprio la parete era stata tagliata a piombo e bisognò servirsi di labili tacche nella pietra per arrampicarsi. Arrivati in cima, ecco, che si scopre l’orifizio, che, quando, invece di esserci un baratro, lì c’era un orto, dava un accesso dal soffitto. Era la volta di calarsi. E sotto i nostri piedi rotolarono le pietre che dovevano servire a scendere. Io pensavo amaramente a chi s’illude di farci del turismo, con codeste cripte, e vorrebbe lasciare i dipinti sul posto. Questa di San Vito, che da cripta sotto terra era diventata uno spezzone di sasso da arrampicarcisi come su una parete di montagna, non si sa a chi potesse essere dedicata, se agli studiosi o ai rocciatori.»[5]




Si tratta di un evento fondamentale. È da premettere che il sopralluogo di Brandi all’interno della chiesa di San Vito avviene, come gli appunti di un piccolo taccuino di viaggio lasciano pensare, nell’aprile del 1955[6]. Due anni dopo la ricognizione, nel 1957, l’I.C.R. avvierà gli interventi di stacco a massello degli affreschi, cui seguì il restauro conservativo nei laboratori dell’Istituto. Nel maggio del 1958, infine, una parte del ciclo di San Vito parteciperà all’Esposizione Universale di Bruxelles (assieme a una parte del ciclo del Padre Eterno, il crocifisso ligneo di San Leonardo di Siponto, l’affresco della Madonna della Clemenza della Chiesa di S.Maria in Trastevere e le storie del Nuovo Testamento di Duccio di Buoninsegna). Il particolare successo del ciclo di San Vito Vecchio all’Expo ’58 fu prolungato anche dalla successiva esposizione ai Mercati Traianei di Roma, dal ’59 al ‘60. Nel frattempo, come si è accennato all’inizio, si discutevano i termini per la realizzazione del museo che avrebbe dovuto accogliere gli affreschi staccati. Ma la parabola ascendente del progetto di Brandi fu presto frenata, e i pannelli finirono col rimanere depositati nei Mercati fino al maggio del 1962[7]. Nel marzo del ’63 furono spostati in San Francesco della Scarpa. Successivamente, una parte dei pannelli di San Vito Vecchio fu prelevata per iniziativa della Soprintendenza di Bari per essere esposta alle mostre di Atene (1964) e di Bari (1965), smembrando di fatto l’unità originaria del ciclo. Solo due anni dopo, nel luglio del ‘67[8], il ciclo di San Vito Vecchio – assieme ai frammenti del Padreterno – venne ricomposto nelle sale al piano terra del Museo-Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi, dove si trova tuttora.
Uno scorcio della città vecchia. A sinistra in una foto di Enzo Crea per l’edizione del 1977 di Pellegrino di Puglia; mentre a destra lo stesso scorcio oggi (Foto Lacaita, 2020).
Infine, per completare la descrizione di Brandi del centro storico di Gravina, l’edizione del ‘77 viene corredata di un’inquadratura suggestiva di un vicolo del centro storico. Per ritrovarla si è chiesto agli abitanti del posto, gli unici che avrebbero potuto decifrare la targa della via presente in foto. Si è scelto di riprodurre l’inquadratura utilizzando la medesima prospettiva. Oggi la casa è un b&b ma, a giudicare dall’avviso presente all’esterno, è attualmente in vendita.
Il turismo ha largamente risentito dell’impatto da Covid-19, ma la collaborazione tra soggetti pubblici e privati ha aiutato a riorganizzare le riaperture degli uffici e dei punti di informazione. La piena funzionalità dei circuiti dello IAT è stata ristabilita il 6 Luglio 2020 in linea con l’aumentare dei flussi turistici[9]. All’interno del Museo Fondazione “Ettore Pomarici Santomasi”, per consentire l’opportuno distanziamento, i tour sono stati autorizzati in gruppi ristretti di massimo 4 persone muniti di mascherina e previa prenotazione obbligatoria. L’aumento dei contagi dell’ultimo periodo (settembre 2020) non ha impedito l’organizzazione della Giornata del Turista in data 13 e 27 Settembre, sempre nel rispetto delle norme di distanziamento[10].
[1] C. Brandi, Pellegrino di Puglia, Firenze-Milano 2011, p.123
[2] Ivi, p.110
[3] Per una sfortunata coincidenza il giorno precedente al mio arrivo a Gravina, la caduta di un masso ha reso impossibile l’accesso a San Michele dei Grotti. Si è quindi riprodotto l’accesso alla cripta da un’inquadratura differente.
[4] Brandi 2011, p.125
[5] Brandi 2011, p. 129
[6] Si tratta del secondo viaggio di ricognizione dopo quello del ’54, che aveva interessato solo il Salento. L’itinerario prevedeva chiese pertinenti le province di Taranto, Brindisi, Lecce e Bari. Qui la cripta di San Vito appare con l’eponimo alternativo – con cui è conosciuta anche oggi – di «Cripta del Redentore», vd. U. Gelli, Musei interrotti. Brandi (e Minissi) in Puglia, San Cesario di Lecce 2015, p. 75.
[7] Ivi, p. 79.
[8] Ivi, p. 90.
[9]http://www.murgiatime.it/murgia/index.php?option=com_content&view=article&id=13558:nuove-modalita-di-apertura-per-l-ufficio-di-informazione-turistica&catid=73:gravina-cronaca&Itemid=571
[10]http://www.murgiatime.it/murgia/index.php?option=com_content&view=article&id=13829:giornata-del-turista&catid=57:eventi&Itemid=551; http://www.murgiatime.it/murgia/index.php?option=com_content&view=article&id=13885:giornata-del-turista-gravina-archeologica&catid=57:eventi&Itemid=551