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Pellegrino '60

CANOSA

di Federica Lacaita – Università del Salento

Il Mausoleo (esterno) nella foto di A. Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960)

Il Mausoleo di Boemondo, l’ultimo luogo raccontato da Brandi nel suo Pellegrino di Puglia, si cela dietro il portone del transetto meridionale, e qui la visita mi è gentilmente concessa dal custode della – deserta – cattedrale di San Sabino. Nel cortile è, appunto, il mausoleo di Boemondo commissionato probabilmente dalla madre Alberada e realizzato tra il 1118 e il 1120: si tratta di un monumento a pianta quadrata sormontato da una cupola emisferica su tamburo ottagonale recante iscrizioni commemorative. L’esterno è interamente rivestito da lastre di marmo proconnesio[1] e modulato sul ritmo delle paraste e delle relative arcate cieche.  Sul lato Est si apre l’abside semicircolare, anch’essa decorata da arcate cieche e relative lesene. Il fianco settentrionale del mausoleo è addossato al muro del transetto della chiesa, cui era in origine collegato per mezzo di un porticato[2] – oggi visibile solo nei suoi resti.

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Esterni del Mausoleo a confronto tra la foto di E. Crea a sinistra (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1977) e – a destra – la foto dello stato attuale di F. Lacaita (2020)

Forse per questa ragione la cupola è decentrata, cosa che si percepisce chiaramente una volta varcato l’ingresso del mausoleo: l’ottagono del tamburo si innesta su quattro trombe angolari che in parte scaricano sul muro Nord e in parte sul muro Ovest, mentre a Sud e ad Est, non incrociando le pareti, finiscono con l’impostarsi su due colonne dai capitelli a foglie d’acanto. D’altra parte l’interno è spoglio, fatta eccezione per la lastra pavimentale che reca la scritta ‘BOAMVNDVS’.

Vedute dell’interno, la prima è di F. Lacaita (2020). Nella seconda è visibile la lastra pavimentale, foto di A. Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960)

Le porte, infine, rimangono problematiche ancora oggi per la loro interpretazione e datazione[3]. Si tratta di due valve di bronzo ageminato in argento, di dimensioni diverse, comprese entro un portale sorretto da due paraste con capitelli diversi l’uno dall’altro – probabilmente anche nelle maestranze [4].

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Particolari dei capitelli del portale a confronto tra la foto di E. Crea a sinistra (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1977) e, a destra, la foto dello stato attuale di F. Lacaita (2020)

Battenti del portale di accesso al Mausoleo nella foto di A. Ambrosini (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1960)

I battenti del portale constano di due ante: la sinistra, di dimensione maggiore, presenta tre dischi decorati con motivi arabeggianti che imitano la scrittura cufica; quella centrale presenta una protome leonina reggi-battente.

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Particolari dei battenti a confronto tra la foto di E. Crea a sinistra (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1977) e, a destra, la foto dello stato attuale di F. Lacaita (2020)

Tra l’una e l’altra sono incisi i versi elegiaci dedicati a Boemondo. La valva destra è divisa in quattro sezioni da cornici; il riquadro superiore e quello inferiore, che riprendono il motivo dei dischi del battente sinistro, presentano decorazioni geometriche a carattere fitomorfo; nei due riquadri centrali sono invece due scene figurate. L’ipotesi più largamente accettata dalla critica vede nel primo riquadro le figure di Boemondo e Ruggero Borsa inginocchiate davanti alla croce del Cristo; nella seconda Boemondo II, Guglielmo e Tancredi, eredi degli Altavilla, che stanziano in piedi in concordia.

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Particolari dei battenti a confronto tra la foto di E. Crea a sinistra (in Brandi, Pellegrino di Puglia, ed. 1977) e, a destra, la foto dello stato attuale di F. Lacaita (2020)

Più in generale, l’intera interpretazione del monumento è oggi resa particolarmente difficoltosa dai numerosi e accertati interventi di restauro che ne hanno modificato l’aspetto nel corso del tempo. Si riporta, a titolo di confronto, l’incisione che corredava il volume dell’abate Richard-Claude de Saint Non, Voyage pittoresque ou description des Royames de Naples et de Sicile del 1783, in cui il mausoleo appare coperto da un tetto piramidale[5].

È ad ogni modo evidente, come anche accertato dalle indagini compiute in seno ai recenti restauri ed evidenziato a più riprese dalla critica, il profondo influsso di provenienza islamica e bizantina tesi, evidentemente, a rimarcare lo stretto legame che intercorreva tra Boemondo e i territori orientali – quello stesso legame che lo stesso Brandi rimarca nelle sue pagine dedicate al ‘principe di Antiochia’.


[1] L. Derosa, «Le applicazioni scultoree del Mausoleo di Boemondo a Canosa», in “Unde boat mounds quanti fuerit Boamundus”. Boemondo I di Altavilla. Un normanno tra Occidente e Oriente, Atti del Convegno di studio (Canosa di Puglia, 5-6-7 maggio 2011), a cura di C.D. Fonseca – P. Ieva, Bari 2015, p. 271.

[2] P. Belli d’Elia, Alle sorgenti del romanico. Puglia XI secolo, Bari 1987, p. 96.

[3] Belli d’Elia 1987, pp. 95.96; F. Vona, «Le porte di Monte Sant’Angelo e di Canosa: tecnologie a confronto», in Le porte del Paradiso, arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo, ed. A. Iacobini, Roma 2009 pp. 384-398; Delle Donne, «Le iscrizioni del mausoleo di Boemondo d’Altavilla a Canosa», in Archivio Normanno Svevo 3 (2012), pp. 7-18.

[4] De Rosa 2015, pp. 273-274, vd. Capitello «5» e «6».

[5] J.C. Richard de Saint Non, Voyage pittoresque ou description des Royames de Naples ed de Sicile, III (III voll.), Paris 1783, p. 34