di Sonia Maffei
Elena Vaiani, The ‘Antichità Diverse’ Album. The Paper Museum of Cassiano dal Pozzo, Series A: Part 5, 536 pp. incl. 261 col. ills., Royal Collection Trust and Harvey Miller Publishers, London, 2016
Il volume dedicato alle Antichità diverse, pubblicato con grande cura e competenza da Elena Vaiani e arricchito da importanti interventi di Amanda Claridge, è uno dei più interessanti tra i manoscritti del Museo cartaceo di Cassiano dal Pozzo. Probabilmente gli oggetti raffigurati nell’album, conservato presso la Royal Library di Windsor, costituiscono i primi soggetti studiati dall’erudito che cominciò a raccogliere disegni dedicandosi probabilmente proprio alle piccole antichità. L’album è uno dei più precoci dell’intera raccolta e contiene nei suoi 178 fogli 512 disegni riferibili a 481 oggetti. Un’antichità domestica, ricostruita attraverso la quotidianità è la protagonista del volume: specchi e lucerne dalle forme più varie e bizzarre, bilance e chiavi, vasi e cucchiai, si uniscono a strumenti musicali e ad esempi di costumi antichi maschili e femminili e a statuette bronzee e piccoli busti, talvolta con iconografie inusitate e interessanti. Nella introduzione all’edizione del manoscritto A.I, Ancient Mosaics and Wallpainting del 2001, riproposta qui in forma abbreviata, Francis Haskell e Henrietta McBurney ricordano che nonostante Cassiano fosse ben informato delle vicende artistiche del suo tempo e avesse contati con artisti di grande fama come Pietro Testa e Pietro da Cortona, la su araccolta di disegni punta soprattuto sul loro valore documentario, più che su aspetti artistici o autoriali. Per questo il testo offre al lettore un’esperienza rara: la suggestione di entrare in uno di quei gabinetti antiquari assai diffusi nel Seicento, dove collezionisti colti ed eruditi, in genere non facoltosi, raccoglievano e acquistavano pezzi non troppo pregiati presenti sul mercato, per farne oggetto dei loro studi. Più che le grandi raccolte di statue, appannaggio delle famiglie più in vista, sono però queste raccolte di instrumenta e piccole antichità a rivelare nuovi interessanti aspetti del collezionismo seicentesco, primo tra tutti il bisogno “scientifico” di studiare l’antichità partendo dall’osservazione, lo studio e l’analisi minuziosa degli oggetti e di fondare il percorso interpretativo dei reperti sulla loro lettura iconografica. Si tratta di un interesse diffuso che trova nella “repubblica delle lettere” il suo humus più naturale. Il disegno è infatti lo strumento essenziale di scambio tra intellettuali che da varie parti d’Europa si scrivono l’un l’altro lettere, condividendo informazioni e osservazioni ma anche disegni, zolfi, calchi di gemme, monete, ecc. Non è un caso che molti di questi reperti ritornino nel commento di Cassiano al de servis di Lorenzo Pignoria, dedicato alla vita degli schiavi antichi (riproposto nel libro in appendice). Qui la cultura materiale diventa materia viva per una ricostruzione storica non solo basata sulle fonti scritte e i disegni sono discussi interpretati commentati, come purtroppo non avviene nel maestoso progetto del Museo cartaceo, giuntoci senza un testo. Tuttavia per quanto sia interessante vedere il volume di Dal Pozzo come un esempio eccellente di molti altri dossier che si andavano formando nelle biblioteche europee, per esempio in Francia, dove Nicolas Claude Fabri de Peiresc, andava raggruppando disegni antiquari di varia natura, il testo ci offre molto di più. Esso ci fornisce anche alcune chiavi, abilmente messe in luce da Elena Vaiani, per comprendere meglio il grandioso progetto del Museo Cartaceo. L’album, che è uno dei pochi ad aver conservato fino ad oggi la sua legatura seicentesca è una testimonianza molto importante perché, avendo mantenuto la sua struttura originaria, rappresenta un insieme costruito e sistematizzato seguendo l’ordine dato da Cassiano dal Pozzo, che aveva annotato con sigle e riferimenti i singoli reperti per collegarli con le collezioni di cui facevano parte. Osservando l’ordinato succedersi delle carte, in particolare dei recto, la studiosa ha scoperto che i temi proposti corrispondono a quelli del sistema tassonomico rappresentato nella nota Synopsis atque ordo antiquitatum romanarum pubblicata da Carlo Dati nel 1664, con la quale fu poi ordinata l’intera struttura dei vari volumi del Museo Cartaceo. Le Antichità Diverse appaiono dunque come un unicum all’interno della raccolta, una sorta di sintesi dell’intero progetto, rivelandosi un punto di osservazione privilegiato per comprendere uno dei progetti più interessanti della storia della cultura moderna.