di Eirene Campagna
Da pochi giorni si sono conclusi i lavori del primo convegno internazionale intitolato Art Before Art, “L’uomo cosciente” e l’arte delle origini con e dopo Carlo Ludovico Ragghianti, a cura di Tommaso Casini, Annamaria Ducci e Fabio Martini, con la collaborazione di Valentina Bartalesi. L’evento si è svolto il 30 settembre presso il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, e l’1 e il 2 ottobre presso la Fondazione Ragghianti di Lucca. Il convegno è stato organizzato in occasione del quarantennale de L’uomo cosciente. Arte e conoscenza nella paleostoria di Carlo Ludovico Ragghianti, (storico dell’arte impegnato politicamente negli anni a cavallo tra il fascismo e il dopoguerra), edito nel 1981 da Calderini di Bologna. Il testo si rivela fondamentale per gli studi dedicati «alla cosiddetta preistoria dell’uomo, che io chiamo più volentieri, e credo più propriamente, paleostoria o storia prima», come dichiara Ragghianti stesso nei suoi PRELIMINARI.
Dall’interazione tra i due istituti, è emersa, tra le altre cose, l’importanza dell’incontro interdisciplinare tra Paolo Graziosi, antropologo e paleontologo e Carlo Ludovico Ragghianti storico dell’arte dai vasti interessi. L’incontro tra i due – avvenuto agli inizi degli anni ‘50 del secolo scorso – ha dato l’avvio ad una profonda riflessione sui linguaggi visivi della preistoria, conducendo a nuove prospettive di studio e di approcci, a cui si aggiungono i recenti e innovati sviluppi nel campo della cultura visuale. La compresenza di quel mai tramontato passato e del dibattito attuale ha consentito l’approdo ad una prospettiva storico-critica transculturale che ancora coinvolge le nostre attitudini estetiche, culturali e sociali. Graziosi e Ragghianti erano infatti accomunati da una stessa visione dell’arte paleostorica: ritenevano entrambi cioè che l’uomo del Paleolitico avesse piena consapevolezza del proprio corpo e dello spazio, e soprattutto che quell’epoca fosse a tutti gli effetti non ‘pre’, ma storia in senso pieno.
Nei tre giorni di lavori, in cui si sono susseguiti interventi che hanno messo in dialogo l’arte paleostorica con le scienze cognitive, la ricerca filologica con quella artistica, si è assistito al confronto tra diverse discipline: archeologia, storia dell’arte, antropologia, cultura visuale, neuroscienze, tutela e valorizzazione dell’arte preistorica. Il vivace dibattito ha inoltre messo in atto un efficace scambio intergenerazionale, che ha visto confrontarsi giovani studiosi con ex-allievi di Ragghianti in una compagine formata dai massimi esperti del settore.
A partire dalle tesi sostenute ne L’Uomo cosciente, e cioè la convinzione che «l’uomo preistorico si sia reso conto della sua situazione rispetto alla molteplicità, dalla fisionomia personale al modo e al grado di un operare individuale […] dalla nozione della proprietà del corpo diverso dagli altri nell’apparenza e nelle capacità e dalla classificazione delle diversità esistenti nell’ambiente naturale e animale, alla constatazione del superamento possibile delle insularità materiali o psichiche nella comunicazione e nello scambio, atti di volontà e di deliberazione» (Ragghianti, p. 23), la prima giornata si è articolata intorno all’arte delle origini, coniugando un approccio cognitivista con una riflessione teorico-estetica.
Fabio Martini ha presentato le evidenze archeologiche che dimostrano l’origine del “fare segno” con Homo sapiens, ma considerando anche le produzioni neandertaliane. Si è dato così il via ad un panel che ha indagato “le ragioni mentali” dell’arte preistorica, con l’intervento di Fabio Macciardi, che ha sviluppato le tecniche di realizzazione di modelli 3D del cervello dai crani di sapiens rinvenuti negli scavi. “Tali studi – afferma Macciardi – permettono di indagare le funzioni cognitive tipiche della specie umana, come l’arte, qui definita in senso lato come la rappresentazione simbolica del mondo, o il linguaggio”. Queste competenze richiedono l’esistenza di un apparato neurale assai sviluppato. Le indagini genetico evolutive e la paleo-neurologia, stanno espandendo la nostra la conoscenza dei processi che hanno portato a stabilire la complessità del sistema neurale ed il nostro cervello moderno. Il linguaggio emozionale e l’origine del sense of beauty, studiato originariamente da Darwin, è stato al centro dell’intervento di Lorenzo Bartalesi. Francesco Marinello e Duccio Mazzocchi hanno poi presentato delle interessanti riflessioni sulle capacità cognitive ed emotive possedute dagli uomini che hanno realizzato le prime testimonianze artistico-simboliche, a cui hanno affiancato opere di artisti contemporanei come Mondrian o Rothko.
Successivamente ci si è spinti ancora oltre soffermandosi sul concetto di “paleocibernetico”, coniato dal teorico dei media Gene Youngblood e messo in relazione con i più recenti sviluppi della Realtà Virtuale (Andrea Pinotti con Margherita Fontana). Questo panorama di studi è stato approfondito anche dall’artista Joseph Nechvatal, il quale ci ha immersi nella complessità artistica dell’Abside della grotta di Lascaux, che l’autore ha potuto visitare di persona. Ha concluso la giornata Michele Cometa, che con il suo intervento ha suggerito un approccio cognitivo alle Veneri paleolitiche, nel quale ha esposto una appassionante e scorrevole indagine sulle ragioni profonde della miniaturizzazione della realtà e sulla conseguente interpretazione che ne è stata data nel pensiero del XX secolo.
Le successive due giornate si sono svolte presso la Fondazione Ragghianti di Lucca. I lavori sono stati aperti da Lucia Tongiorgi Tomasi, formatasi con Ragghianti all’Università di Pisa, con una tesi che indagava la ricezione delle scoperte artistiche paleolitiche tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, a margine di corsi che il lo storico dell’arte lucchese tenne alla Scuola Normale. In particolare ci si è soffermati sulla figura dello studioso e sul dibattito storico-artistico: una ricca timeline ci ha condotto dalla mostra dell’arte preistorica tenutasi in Italia, a Palazzo Strozzi di Firenze, organizzata con Paolo Graziosi nel 1957, fino alla pubblicazione de L’Uomo Cosciente. Di tale volume sono state messe in luce la genesi negli anni Cinquanta, e le relazioni con gli studi coevi (Annamaria Ducci). Come ha osservato Tommaso Casini nel suo intervento, quel libro è rimasto quasi nell’ombra, conosciuto da pochi, fino a due studi recenti (Ducci 2011, Casini 2015), che ne hanno messo in luce le questioni filosofiche, metodologiche e concettuali.
Rémi Labrusse ha analizzato invece la genesi della nozione di ‘paleo-storia’ nell’ambito della storiografia francese di fine Ottocento e inizio Novecento. Marc Groenen ha presentato le specificità tecnico-formali delle più importanti grotte dipinte, in particolare quella di Pair-non-Pair. Il dibattito si è attestato poi sulle interazioni tra la produzione visiva paleostorica e i processi cinematici evidenziati dagli studi di Marc Azéma, l’impatto della coscienza del tempo profondo e l’arte contemporanea.
Infine sono stati esplorati gli aspetti più strettamente aderenti alla sfera della ricezione e fruizione contemporanea dell’opera d’arte. Chara Kolokhita ha messo in luce il ruolo-pilota svolta dalla rivista Cahiers d’art diretta da Christian Zervos per la diffusione dell’arte preistorica tra le avanguardie di inizio Novecento. Valentina Bartalesi ha offerto un’attenta analisi che della riflessione sulle Veneri del Paleolitico da parte di Jeff Koons.
Le problematiche espositive dell’oggetto artistico paleolitico sono state analizzate approfonditamente nell’ultimo giorno, tenendo in considerazione anche le fondamentali pratiche dell’accessibilità e della comunicazione pedagogica degli oggetti, considerate parte chiave del processo museale. In particolare Angela Maria Ferroni (MIC) ha invece illustrato la necessità di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio visivo della preistoria, mettendone in luce la complessità. L’arte paleostorica, i ritrovamenti nel corso del tempo, la mappatura dei luoghi su scala mondiale – di cui ha parlato estesamente Nuria Sanz (Direttrice della collezione d’arte Unesco) – i dibattiti critici, i differenti approcci disciplinari hanno permesso un reale confronto tra i relatori e il pubblico, facendo scaturire riflessioni innovative, con lo sguardo puntato a nuove prospettive di valutazione formale e interpretativa della cultura visuale delle origini.
Negli intenti di Fabio Martini, primo ad aver raccolto la proposta di un congresso attorno, e a partire da Ragghianti (pensato da Tommaso Casini e Annamaria Ducci), l’idea su cui lavorare non è quella di modernizzare la preistoria ma viceversa, antichizzare la contemporaneità, per renderci consapevoli che i processi di conoscenza al riguardo, in molti casi, sono stati già percorsi e intuiti da studi precedenti, come appunto quelli di Ragghianti, non sempre accettati o compresi quando furono pubblicati.
Il convegno – affidato nelle dense conclusioni a Emanuele Pellegrini dell’IMT di Lucca, autore di una prima e approfondita biografia intellettuale di Ragghianti – è interamente visibile sui canali YouTube del Museo Istituto Fiorentino di Preistoria e della Fondazione Ragghianti, e su questo sito nella sezione Streaming.
Il programma completo e il book of abstract sono disponibili ai seguenti indirizzi:
foto di Eirene Campagna