di Michela Morelli
Tre video in cui Michele Dantini, Italo Tomassoni e l’Assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano riflettono su Alberto Burri e Joseph Beuys a quarant’anni dal loro incontro presso la Rocca Paolina offrendo un’interessante occasione di approfondimento sull’evento e sulla comunicazione culturale digitale. Qui tutti e tre i video e una nota:
L’iniziativa Beuys Burri – 1980 2020 è nata prima dell’emergenza Covid-19 come una tradizionale celebrazione che avrebbe dovuto culminare con un atteso e promettente colloquio tra Italo Tomassoni e Michele Dantini presso la Rocca Paolina di Perugia sede, il 3 aprile 1980, del pubblico incontro tra Joseph Beuys e Alberto Burri. Le opere realizzate in relazione all’evento del 1980 oggi caratterizzano due importanti poli culturali della città. Da una parte il Grande Nero di Burri oculatamente integrato sotto le alte arcate della Rocca nella zona prossima all’uscita della fortezza sotterranea e consegnato dall’artista in sostituzione del Grande Ferro RP, originariamente presentato e oggi in mostra alla Fondazione Albizzini Collezione Burri di Città di Castello; dall’altra Opera Unica, le sei lavagne di Beuys conservate presso il Museo civico di Palazzo della Penna di Perugia e ordinate su progetto museografico di Italo Tomassoni.
Trasformare tale iniziativa in un contenuto social dopo l’inizio della pandemia, paradossalmente, l’ha mutata da occasionale a duratura, imponendo una nuova riflessione sulle modalità e le finalità di un evento culturale di tale genere e sulla valorizzazione di un patrimonio difficile da comunicare nel contesto di una città e di una regione fortemente caratterizzate in senso medievale e moderno.
Così, quella che doveva essere una conferenza, è stata scomposta in tre video-interventi. Il primo, condiviso il 3 aprile, è un’introduzione in cui l’Assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano seleziona un passaggio della performance di Joseph Beuys per riscoprire nell’opera dell’artista tedesco temi potenzialmente attualizzabili in termini di riflessione sociale e anche politica.
Nel secondo Michele Dantini, getta uno sguardo realmente nuovo sulle personalità e sull’opera degli artisti coinvolti, svelando inediti parallelismi e prodromiche congiunzioni fortemente identitarie e radicate nella storia e nel territorio.
E infine, Italo Tomassoni, organizzatore dell’evento del 1980, offre un coinvolgente resoconto che rileva con puntualità ed efficacia straordinari i presupposti e gli esiti di un’occasione irripetibile, diventata storia.
Il pubblico, fondamentale nell’incontro del 1980, oggi è remoto e anonimo, ma potenzialmente moltiplicabile e capace di interagire in modo differente, proprio in virtù di questi nuovi mezzi di comunicazione, indispensabili quanto malcerti baluardi per le istituzioni culturali e per i musei, esplosi tra grandi raggiungimenti e tentennamenti espressivi, contenuti di varietà e qualità babeliche e affannose rincorse. Assecondando una tendenza ormai pluridecennale infatti, la comunicazione culturale digitale ha palesato l’urgenza di venir diffusamente riconosciuta come vera e propria materia di studio, da approfondire ed esercitare con qualificata meditazione e soprattutto ripensando concretamente e chiarendo le sue finalità insieme a quelle delle stesse discipline storico-artistiche. E ciò deve avvenire nella consapevolezza che l’attuale crisi non rappresenta affatto un’opportunità, ma rivela d’improvviso necessità da tempo latenti e insieme chiama a riflettere su questa sorta di gigantesca «scultura» social-massmediale, per dirla con Beuys, che oggi ha bisogno di stabilire i propri presupposti e di prendere forma, e anche su una rinnovata possibilità di regolare i silenzi, se la metafora può servirsi di Burri.
Nel particolare, l’aver preso parte all’esperienza di questo “video-trittico”, mi offre alcuni spunti per altre brevi considerazioni personali e marginali. Innanzitutto, l’evento commemorativo, tolto dalla routine della “quotidiana” valorizzazione, nell’universo social ha assunto i connotati di un’operazione di più penetrante e duratura documentazione, con ampie potenzialità di diffusione e sviluppo. I contributi così raccolti e composti infatti, perdono in formalismo e distacco e guadagnano in genuina autorevolezza accentuando, un po’ come l’evento a cui si riferiscono, la loro natura di intimi e ponderati inviti all’approfondimento e alla ricerca. Non sono infatti né indifferibilmente conclusivi, né marginalizzabili nella brevità temporale in cui si esperiscono. Anzi, e questo, tra gli altri, è il merito più grande dei relatori, forniscono originali e ben chiare prospettive di esplorazione, che ammettono repliche e sviluppi, e non per forza nell’immediato.
La sostituzione della scrittura e dell’eloquio diretto introduce inoltre nuove possibilità divulgative, inquadrate dalla cifra inconfondibile di questo momento storico: la comunicazione da remoto, che porta con sé la necessità di rimodulare i contenuti, i linguaggi espositivi e gli atteggiamenti e insieme di ripensare i luoghi fisici della cultura e quelli, virtuali, in cui questa necessariamente oggi si manifesta, tenendo conto della variata attitudine dello spettatore il quale, in ambito digitale, si trasforma in utente. Questa modalità alternativa di fruizione può effettivamente lasciar emergere valori e motivi di attenzione inediti, cambiando e rinnovando di necessità anche l’iconografia della comunicazione culturale che oggi, sempre più spesso si dirama direttamente dall’interno delle case degli storici, dei critici e degli artisti, con originali implicazioni simboliche e nuove problematiche e si “riconnette” al mondo e all’oggetto del proprio agire per vie diverse, obiettivamente ancora per la maggior parte inesplorate.
Beuys Burri – 1980 2020 in definitiva, è una proposta che testimonia le criticità dell’emergenza in cui è nata mostrandone però al contempo alcune potenzialità. Per la sua realizzazione deve tutto alla grande disponibilità e professionalità dei relatori e degli operatori, di chi, come questa pagina, si è messo a disposizione per condividerne e approfondirne i contenuti e dell’amministrazione comunale che l’ha sostenuta con l’intento di svilupparla per tutto l’anno in sede virtuale e, auspicabilmente, reale. Della sua piena efficacia e sostenibilità, come per molti progetti analoghi in questi giorni d’emergenza, si potrà giudicare solo in futuro, quando l’iniziativa sarà un fatto compiuto, fuori dal campo oggi più che mai esteso, della proposta. Resta tuttavia la sensazione che un evento del genere, insieme a molti altri, contribuisca a individuare una via d’uscita comune da questa improvvisa e diffusa incertezza.
Beuys Burri – 1980 2020 è organizzato dall’Assessorato alla cultura del Comune di Perugia e da Munus Arts & Culture e si inserisce all’interno delle iniziative social intraprese con l’hashtag #ritornoalmuseo, ospitate sui canali social di Cultura Comune di Perugia, Museo civico di Palazzo della Penna, Bio Art Café Palazzo della Penna e sulla pagina web Turismo Comune di Perugia. La realizzazione dei video e del comparto iconografico è a cura di Michela Morelli e Marco Ramacci.
Michela Morelli, Perugia, 18 aprile 2020
materiali di grande interesse, grazie