PANDEMIA E MUSEI 2.0: LA CULTURA ON-LINE?

di Kaspar F. Neichel 2.0

Da quando è stata dichiarata l’emergenza sanitaria nazionale e la Pandemia mondiale, per coloro che di musei vivono, nei musei vivono, nei musei lavorano, nei musei studiano, una domanda fondamentale si è posta immediatamente: come reagire a questa sospensione necessaria, e per il momento a tempo indeterminato?

Potrà apparire un quesito che stride con le priorità di curare i malati e mettere al sicuro la popolazione dalle insidie del “nemico invisibile”, niente di paragonabile sia chiaro a ciò che si dovrebbe temere e fare in caso di guerra, fronteggiandone le conseguenze. Il danno della Pandemia Covid-19 si sta però rivelando grave e di proporzioni in prospettiva indefinibili anche per il mondo della Cultura e della sua vasta economia.

La famosa deleteria frase pronunciata dieci anni fa dall’allora Ministro dell’Economia Tremonti che rispondeva a Sandro Bondi: “con la cultura non si mangia” rivela ancora una volta la pochezza cognitiva, valutativa e di prospettiva. Da quando sono chiusi teatri, sale di concerto, musei e mostre e con essi scuole e università, si è probabilmente compreso meglio quale ruolo svolgano nelle nostre vite le risorse della conoscenza e i così detti “consumi culturali”.

A seguito del Decreto Legge “Cura Italia” del 17 marzo è fermo il turismo, sono chiuse biblioteche e librerie, che ne è del Museo secondo la definizione dell’ICOM?:

Istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”.

In questi giorni sono proliferate in rete le possibilità à la carte per supplire alla sospensione di apertura di musei e mostre con video e contenuti digitali espressamente realizzati per il pubblico costretto a casa. Per fare qualche esempio sono state organizzate anche visite “in diretta“ come quella effettuata in italiano dall’Hermitage a San Pietroburgo, le passeggiate alla mostra dell’anno nella sezione “Oltre Raffaello” del sito delle Scuderie del Quirinale o l’iniziativa #iorestoacasa del Museo MAXXI. La Pinacoteca di Brera è stata probabilmente la prima a lanciare nel web i video con hashtag programmatici Voci dal museo, myBrera e l’iniziativa Appunti per una Resistenza culturale. La Lombardia gravemente colpita reagisce e resiste.

Non è solo l’Italia a rispondere alla triste ma necessaria condizione di sospensione, sul Guardian di qualche giorno fa un articolo elencava dieci musei del mondo  da visitare a distanza. Questa condizione obbligata può offrire varie opportunità se colta con un approccio nuovo allo sviluppo della conoscenza. La digitalizzazione del Patrimonio è una realtà da molti anni, il dibattito teorico non è tuttavia entrato pienamente come avrebbe potuto nell’orizzonte della riflessione critica.

Il fenomeno è globale e suscita alcune considerazioni su cui è bene aprire un dialogo di cui vogliamo farci promotori:

1. La dimensione digitale del Museo non si può improvvisare, richiede competenza, risorse, infrastrutture adeguate.

2. Senza la disponibilità di connessione stabile, l’intera creazione di contenuti viene danneggiata nell’intermittenza e dai rallentamenti, come sperimenta negativamente chiunque stia conducendo esperienze di insegnamento via web in tempo reale. Il ritardo digitale rispetto al resto del mondo è una drammatica realtà che pone problemi di eguaglianza di accesso alla cultura e ai diritti dei cittadini di questo paese.

3. Se la connessione tra Museo e pubblico in questo momento drammatico è possibile solo attraverso i canali digitali e social bisognerebbe cogliere l’occasione per comprendere che non esiste un “dentro” e un “fuori” del Museo nelle potenzialità interrelate e multimediali offerte dalla digitalizzazione del patrimonio.

4. Il web e i social (fb, instagram, twitter) non sono superficiali strumenti di comunicazione o promozione, utilizzati come svago o perdita di tempo, ma un “luogo” tecnologico e creativo, un pezzo di mondo presente interrelato con il passato e il futuro. Strumenti divenuti essenziali che offrono una condivisione estensibile con il mondo fisico, individuando le sue sfumature e valori che mai prima d’oggi erano forse giunti al piano della consapevolezza collettiva.

Volendo aprire un percorso di riflessione sul fenomeno della Museographia 2.0, per evocare  Kaspar F. Neichel e la sua celebre opera del 1727– è iniziata una raccolta di link e informazioni per una prima mappatura tramite un “gruppo facebook” aperto alla collaborazione di tutti dal nome Pandemic Resistance Museums  – PRM. Seguirà un questionario che verrà condiviso sul web.

In nome del Musée imaginaire di André Malraux il dibattito su questo blog è aperto!

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