di Sonia Maffei
Sistina e Cenacolo. Traduzione, citazioni e diffusione, a cura di Tommaso Casini, Roma, Artemide Edizioni, 2020
Quali riflessioni può suscitare, al di là di un divertito stupore e una possibile identificazione personale, una vignetta in cui un Adamo michelangiolesco, mancino, scruta con timore e perplessità la mano di Dio che sta per dargli la vita, nella consapevolezza che, come atte- stano ormai nuovi risultati scientifici e leggi statistiche, ai mancini è in media concesso un periodo di vita nettamente inferiore agli altri uomini? Cosa si cela nell’inquietudine e nel coinvolgimento emotivo provocati in noi dalla performance VB65 di Vanessa Beecroft, che propone un’Ultima Cena in cui dodici immigrati africani siedono a tavola, vestiti in abiti elegantissimi ma privati in vario modo di parti del loro vestiario? A questi e ad altri interrogativi risponde ora un interessante volume, legato ad un lungo lavoro di ricerca condotto da Tommaso Casini, che propone in un’ottica di visual studies alcune importanti riflessioni sulla fruizione e il riuso contemporaneo delle opere d’arte. Il tema è affrontato attraverso due case studies, esemplari per la loro natura iconica, la Cappella Sistina di Mi- chelangelo Buonarroti e il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Tommaso Casini ha raccolto gli interventi di un nutrito gruppo di studiosi, giovani e meno giovani, che si sono interro- gati in vario modo sulle modalità di traduzione, di ri-mediazione e di ri-semantizzazione di questi capolavori, sollecitando così anche riflessioni più generali sul rapporto tra me- dia e patrimonio artistico. Temi come la transmedialità e la riproducibilità di un’opera d’arte, focalizzati sulle campagne fotografiche della Sistina (si vedano i saggi di Paola Di Giammaria, Maria Francesca Bonetti) si legano a osservazioni sulla narrazione filmica del grande capolavoro vaticano, con gli interventi di Rosanna Di Pinto, Francesco Galluzzi, e soprattutto con il toccante racconto del restauratore Gianluigi Colalucci, protagonista delle 162 pellicole cinematografiche in 66 mm realizzate durante i dodici anni del restauro dalla Nippon Television Network, storica emittente giapponese. Il volume ci invita anche a riflettere sulle problematiche legate al “riuso creativo” operato sulla Sistina dalla cultura pop: oltre all’intervento di Giovanni Fiorentino risulta utilissimo un importante dossier dedicato al grande studioso Leo Steinberg, che costituisce una sessione a sé nel volume. Accurato collezionista di immagini popolari, commerciali, talvolta kitsch, ispirate al ca- polavoro michelangiolesco, Steinberg era interessato ad analizzare l’incessante e mutevole fenomeno di riuso e di trasformazione di queste immagini iconiche. Il testo e le slides di una conferenza inedita, tenuta a partire dal 1989, negli anni in cui Steinberg stava preparando il saggio Who’s Who in Michelangelo’s Creation of Adam, apparso sull’ Art Bulletin del 1992, sottolineano come l’analisi di questo fenomeno “di reimpiego” pop della Sistina, possano sollecitare riflessioni interessanti sulla natura mediale di ogni opera d’arte e tracciare una storia della sua ricezione assai più eloquente e interessante di quanto possa avvenire con uno studio che includa solo la ricezione “alta” e autoriale dell’opera d’arte. Un ricco dossier di immagini proveniente dalla collezione dello studioso offre un divertente e interessante complemento alle sue riflessioni. Nella sezione centrale del volume, che funge da snodo tra le due parti del volume dedi- cate ai due capolavori, l’importante saggio di Tommaso Casini si sofferma sulle potenzialità visive dell’immagine in movimento con riflessioni più che mai attuali oggi ed interrogativi aperti di grande interesse (qui p. 223) : “Che rapporto di paragone e dialogo esiste tra la percezione estetica, la meraviglia e la sorpresa della visione di un’opera d’arte storica in situ, sia essa pittorica o scultorea, con la ri-mediazione audiovisiva? A sua volta essa è in grado di produrre estasi ed empatia? Cosa proviamo e comprendiamo di diverso vedendo proiettati su una varietà di schermi – per dimensione e qualità tecnica – l’Ultima Cena di Leonardo e gli affreschi michelangioleschi della Sistina?” Sulla scia di queste importanti domande, il saggio, tendendo conto della “stratificazione degli sguardi multimediali” attuati sui due capolavori, cerca di mettere a fuoco alcune caratteristiche del “rapporto dialettico tra opera pittorica e opera cinematografica” legata a doppio filo alle potenzialità diverse degli stru- menti tecnici a disposizione. La sezione dedicata al Cenacolo si apre con un interessante saggio di Silvia Cecchini che ci invita a riflettere su quanto anche il restauro di un’opera si leghi alla storia dello sguardo, alle aspettative e abitudini visive del pubblico, producendo un mutamento di immagine delle opere sottoposte ad interventi che è frutto delle diverse congiunture storiche. Il caso del restauro del capolavoro di S. Maria delle Grazie, nella sua esemplarità, si offre come interessante terreno di indagine per affrontare il tema dei percorsi ricettivi che si sono succeduti dal Novecento ad oggi. Dopo le velature “filologiche” di Cavenaghi, gli scontri tra la ricerca di autenticità dell’opera di Cesare Brandi e l’empirismo di Mauro Pelliccioli lasciano trasparire non solo una antitetica concezione del restauro ma anche una diversa consapevolezza dell’immagine visiva, confermata dal restauro di Pinin Brambilla Barcilon, che oggi deve confrontarsi con la globalizzazione dello sguardo e la ricezione di culture ra- dicalmente diverse dalla nostra, così attente a capolavori iconici come l’opera di Leonardo. Approfondimenti sulle diverse rimediazioni del Cenacolo vengono infine dai contributi di Virginia Lupo, Irene Sofia Comi, Pierandrea Villa. Il volume si chiude con un utile appen- dice strumentale: un catalogo ragionato dei materiali audiovisivi dedicati al Cenacolo e alla Sistina prodotti dal Novecento fino ad oggi, a cura di Tommaso Casini e Nino Criscenti, accompagnato da una tabella cronologica e da un tentativo di analisi dei fenomeni di tra- duzione curati rispettivamente da Alberto Fabbiano e da Pierandrea Villa.